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di e con Federico Rampini
regia Antonio Petris
produzione Corvino Meda

7 e 8 gennaio 2014

 

 

Federico Rampini, scrittore, grande inviato in America e in Asia, reporter-nomade della globalizzazione, è anche un “affabulatore” di successo, le cui conferenze attirano da anni un folto pubblico nei teatri e nei festival quando torna per brevi puntate in Italia dalle sue esperienze in Cina, India, Stati Uniti.
Da quest’anno Rampini propone una “performance” nuova, fra teatro e giornalismo, tra visione del futuro e racconto di terre lontane. Uno spettacolo-verità costruito con musiche e immagini.
Il racconto parte dal grande Mito Americano, che Rampini rivisita in chiave autobiografica raccontando la sua “iniziazione” giovanile in California: la terra di tutte le rivoluzioni, sociali e tecnologiche, la culla dei grandi movimenti di rivolta e della società digitale, la società multietnica più compiuta ma anche un laboratorio politico per esperimenti conservatori che hanno segnato il capitalismo americano. Dai ricordi di vita sulla West Coast, tra la San Francisco Beat e la Silicon Valley di Steve Jobs, Rampini ripercorre il fascino del Secolo americano. Fino alla Grande Contrazione economica che lui ha vissuto nel cuore del capitalismo mondiale, la New York dei Padroni dell’Universo (Wall Street). E’ un declino irreversibile? O l’America sta per stupirci di nuovo, come altre volte nella sua storia?
Ma se fosse una decadenza, la fine della Storia centrata sull’Occidente, stiamo per entrare nel Secolo Cinese? La narrazione di Rampini si sposta a Oriente, attinge ai suoi anni di vita in Cina, racconta una civiltà ancora misteriosa e arcana per noi. Mettendo in scena luoghi, personaggi, atmosfere, Rampini illustra la profonda diversità cinese. Arriva allo shock della “contaminazione”, l’irruzione della Cina al centro dell’economia globale, le sue aspirazioni a diventare potenza imperiale. Gli enigmi sono due. Perché abbiamo “tirato” la Cina dentro la globalizzazione, fino a diventarne le vittime? Dove ci porterà una superpotenza governata da poteri autoritari che tuttora calpestano i più elementari diritti umani?
La performance si conclude tornando a noi. Se siamo la periferia di un Occidente in declino, che cosa significa per noi vivere in questo straordinario rovesciamento di mondi, questa rivoluzione dei rapporti di forza? Lo spettacolo si arricchisce di una dimensione politica, diventa atto di denuncia. Dove abbiamo sbagliato, quali errori delle nostre classi dirigenti stiamo scontando. Dal laboratorio americano, sempre ricco di sperimentazioni sociali e di nuovi trend, fino alle forze nascoste dell’Europa nordica, Rampini conclude su un messaggio di speranza: è anche un programma d’azione, un appello alla passione civile, alla riscoperta che la Storia siamo noi.
Spettacolo in tre quadri, “Occidente Estremo, vi racconto il nostro futuro” è un originale mix di parole e musica. Le scelte musicali, da Gershwin a Ravel fino ad autori cinesi ignoti al nostro pubblico, sono della direttrice d’orchestra e pianista Gianna Fratta.

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