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Di e con Ascanio Celestini
Suono Andrea Pesce
In coproduzione con il Teatro Stabile dell'Umbria
Dal 9 a14 ottobre 2012

 

 

 

Un detenuto si interroga sul senso e sui limiti della giustizia preparando un discorso da fare in tribunale. A fargli da immaginario interlocutore un muto Giuseppe Mazzini. Pro Patria attinge alla storia risorgimentale per parlare di un tema attuale come quello delle carceri, istituti che dovrebbero tendere alla rieducazione e alla riabilitazione dell’individuo, ma che spesso falliscono. 

"Chi ruba una mela finisce in galera anche se molti pensano che rubare una mela è un reato da poco. e chi ruba due mele? chi ne ruba cento? quando il furto della mela diventa un reato? c’è un limite? c’entra con la qualità della mela? la legge è uguale per tutti e i giudici non si mettono a contare le mele. la statua della giustizia davanti al tribunale ha una bilancia in mano, ma entrambi i piatti sono vuoti. non è una bilancia per pesare la frutta".

Sono le parole di un detenuto che sta scrivendo il discorso. un discorso importante nel quale cerca di rimettere insieme i pezzi della propria storia, ma anche di una formazione politica avvenuta in cella attraverso i tre libri che l'istituzione carceraria gli permette di consultare. chiede aiuto a mazzini. un mazzini silenzioso e sconfitto

quand’è che l'avete capito che era finita, mazzini?

quando finisce la rivoluzione?

finisce a roma nel ’49 con la fine della repubblica?

o con le insurrezioni degli anni ’50?

con le impiccagioni e le fucilazioni di belfiore che faranno guadagnare a francesco giuseppe il soprannome dell’impiccatore?

con l’insurrezione di milano del ’53?

qualche migliaio di uomini che assaltano caserme e posti di guardia e sperano nella diserzione dei soldati ungheresi che invece non ci pensano proprio.

alla fine vengono giustiziati in 16.

quella volta marx scrisse che la rivoluzione è come la poesia, non si fa su commissione.

quando è che avete pensato "siamo sconfitti", mazzini?

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